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PITTORE VERSILIESE

"Accendere una luce sulle opere di Guido Cagetti è stata un’esigenza vivace e spontanea, scattata all’unisono nelle menti dei familiari intenti ad aiutare la figlia Michela nello svuotare l’abitazione paterna.

Il ritrovamento di circa 1500 opere ha lasciato a bocca aperta tutti, amici e parenti.
Sapevano che Guido dipingeva con mano esperta e originale ciò che ricordava, osservava o provava interiormente, calibrando il colore come il poeta la parola; sapevano che i suoi quadri suscitavano intense emozioni persino in uno spettatore sprovveduto, ma non conoscevano affatto (eccetto, naturalmente, la figlia) la mole e l’articolazione della sua produzione: la maturazione di un'intera vita.
Immaginare il Palazzo Mediceo di Seravezza come prestigiosa sede della prima mostra retrospettiva dell’Autore, è stato il pensiero immediatamente successivo: quel Palazzo Guido Cagetti lo aveva frequentato e amato fin da giovane quale nobile simbolo della “propria Terra”.
Nei quadri spicca la scelta cromatica che Cagetti abbina alle famose figure di donne forti dal timbro apuano, eredi degli antichi Liguri-Apuani (il Popolo delle Statue Stele…), ai cavatori, alle contadine e ai contadini, ai pescatori… Si tratta di dipinti luminosi nei rossi d’amore e di sacrificio, nei gialli-luce della preghiera genuina, nei blu della serenità, nei verdi, rassicuranti abitatori del regno vegetale, di quella natura che lui amava e conseguentemente rispettava. Parlano ancora, vivi, di un territorio olivato, marino e montuoso.
I suoi segni sono diventati uno scenario ben distinguibile, autonomo e non cancellabile, in cui ha concretato il tempo delle proprie stagioni.
Se pur d’imponente figura, più sensibile di quanto lo si potesse credere, Guido Cagetti era rimasto colpito dalle nefandezze naziste compiute anche in Versilia nell’ultimo conflitto mondiale. Il ciclo dedicato alle Vittime di Sant’Anna di Stazzema del 1944 meriterebbe, da solo, una mostra.
In lui sono ben visibili ferite lancinanti, dolori di singoli e di gruppi, la fede e l’amore espressi con l’intenzione sempre raggiunta di selezionare i valori che il raziocinio stesso ha voluto portare, levando alla materia il superfluo e usando l’essenza per concretizzare una autonoma “comunicazione”.

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